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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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III arrondissement


All’inizio del quaternario la Senna aveva due bracci. Uno è quello che conosciamo, l’altro partiva dal bacino dell’Arsenale e descrivendo un semicerchio attraverso gli odierni boulevards Beaumarchais e du Temple, du Château-d’Eau, des Petites-Ecuries, de la Victoire (che allora si chiamava rue Chantereine, dove gracidavano le rane), scendeva e si ricongiungeva con il primo al Pont de l’Alma. Quando questo braccio è sparito, ha lasciato fra sé e la Senna una vasta palude dovuta agli allagamenti del fiume. Questa palude è stata bonificata e trasformata a poco a poco in un quartiere abitabile. Prima ci sono stati i conventi, poi le case di campagna dei signori, infine, con la creazione di place Royale (oggi des Vosges), nel Marais, sono fiorite le residenze del re e dei nobili. Rimane un gran numero di palazzi costruiti in questo periodo.

 

Impasse des Arbalétriers
Vicolo dei Balestrieri
Rue des Francs-Bourgeois, 38
Métro Saint-Paul  

Gli Arbalétriers, che hanno dato il nome a questa piccola via medioevale del Marais, erano i soldati con la balestra, l’arma da lancio con un fusto di legno e un arco fissato a croce per lanciare frecce e grossi dardi. Essi la percorrevano per andare ad allenarsi in un campo lì vicino. Questa via ha una stretta relazione con Giovanni Senzapaura, della cui torre si parla in un’altra pagina di questo libro. Gli storici pensano che Luigi d’Orléans, fratello del re Carlo VI, sia stato assassinato proprio in questo vicolo dagli sbirri del duca di Borgogna.  
Qui si trova anche il centro culturale svizzero, moderno e pieno di luce, con una vasca-fontana nera all’ingresso. Il centro ospita mostre di artisti contemporanei svizzeri.  

La casa più vecchia
Rue de Montmorency, 51
Métro Rambuteau

La casa di via Volta n° 3 è stata a lungo considerata la più vecchia di Parigi. Uno dei motivi che avevano indotto a considerarla medioevale era dato dalle feritoie per la luce delle botteghe del piano terra e dai piani di lavoro sui quali il commerciante sistemava i prodotti da vendere e l’artigiano lavorava. Più tardi si è scoperto che la casa è del ’600.  
La costruzione di rue de Montmorency, (una traversa di rue Beauburg, quasi su rue du Temple), detta del Grand-Pignon è del 1407. Il proprietario era Nicolas Flamel, dell’Università di Parigi. Le sue iniziali sono visibili sui pilastri dell’edificio, nel quale egli ospitava gratuitamente i garzoni e gli orticoltori poveri della zona, che coltivavano il terreno compreso fra le due cinta di mura di Filippo-Augusto e di Carlo V e che vendevano i loro prodotti nei locali del piano terra. Una piastra di marmo che corre sopra alle finestre e alla porta lungo la facciata scura e austera, reca una scritta in francese antico, che dice: “Nous homes et femes laboureurs demourant au porche de ceste maison qui fu fée en l’an de grâce mil quatre cens et sept: sommes tenus chacu en droit sou dire tous les jours une pastenotre et un ave maria en priant dieu q de sa grâce face pardo aux poures pescheurs trespassez, amen.” (Noi uomini e donne lavoratori che abitiamo nell’androne di questa casa costruita nell’anno di grazia 1407 siamo tenuti a recitare tutti i giorni un paternoster e un’ave maria pregando Dio di perdonare i poveri peccatori defunti. Amen). Gli inquilini, infatti, avevano l’obbligo di fare appello alla misericordia di Dio per i morti. Un tempo, sopra a questa scritta c’era un fregio con il benefattore Nicolas Flamel raffigurato accanto al Cristo e attorniato dai suoi assistiti inginocchiati. Su una delle pietre poste alle architravi ci sono incise le sue iniziali, N. F..  
La casa ospita un ristorante di cucina tradizionale francese.

Fontana di Nicki de Saint Phalle
Place I. Stravinsky
Métro Rambuteau  

Se siete in zona, reduci da una visita a quella machine à culture che è il Centre Pompidou, vi consiglio di fare una sosta in questa piazza, magari a uno dei tavolini della Dame Tartine, davanti a questa fontana originale e controversa, amata e odiata. E’ piacevole e rilassante ascoltare il chioccolio dell’acqua e osservare le figure colorate e gli strani personaggi che vi si muovono dentro. Dedicata a Strawinsky, è stata progettata da Niki de St. Phalle e da Jean Tinguely ed è stata inaugurata nel 1983.  
Ritemprati dalla sosta, potete rimettervi in marcia in quest’isola pedonale, disseminata di luoghi interessanti da visitare.  

La via più stretta
Rue de Venise
Métro Rambuteau

A Saint-Michel, vicino al Petit Pont e di fianco al Centre Pompidou c’è rue de Venise, che reca il bassorilievo di una caravella sopra alla targa con il nome. Con i suoi due metri scarsi di ampiezza, è la via più stretta della capitale. Se volete fermarvi a mangiare nel dehors del bistrot ristorante Le mont Lozère vi trovate vicinissimi al muro e alle inferriate della casa di fronte. Nel V arrondissement c’è un’altra strada, appena un po’ più larga, dal simpatico nome di rue du Chat-qui-peche, via del Gatto-che-pesca. E’ una via che risale al 1540 e il suo nome, come quello di molte altre vecchie vie, deriva da un’insegna. Al n° 14 di questa via, su di un ovale di marmo appoggiato alla facciata e sulle ringhiere di ferro battuto di alcune finestre, è riprodotta una ‘Y’, che indicava che qui erano in vendita i cordoncini per reggere i calzoni. Accanto all’insegna c’è una vecchia targa con il nome della via.  
Poco più avanti, tra rue Quincampoix e rue St. Martin, c’è il bel passage Molière, che ospita delle gallerie e un laboratorio detto Des pieds et des mains in cui si prendono le impronte dei piedi, delle mani e del viso per riprodurli in gesso. “La mano – dice una scritta – riflesso della nostra personalità, agente potente della nostra comunicazione, veicola i nostri pensieri e le nostre emozioni più profonde, esprime nel corso della vita la tenerezza, la generosità, la crudeltà, la voluttà…” In vetrina, fra le tante, ci sono le impronte delle manine di Clara, 12 ore di età, che fa le corna e di Ugo, 4 giorni di età, con il pugno chiuso.

Musée de la Chasse et de la Nature
Museo della Caccia e della Natura
Rue des Archives, 62
Métro Hôtel-de-Ville

Vicino al museo della storia di Francia e agli Archivi nazionali, nel secentesco Hôtel Guénégaud che, come dice anche il pannello verde sulla facciata è l’unico palazzo che si sia conservato integralmente fra quelli progettati da François Mansart, l’architetto di Luigi XIII che ha creato uno stile ispirato alla dottrina classica – è ospitata una collezione di animali imbalsamati, portati da cacciatori provenienti da tutti i continenti ed esposti qui a scopo didattico. Chi vuole, può diventare un esperto di cinegetica - dal greco kynegetike, arte di cacciare con i cani – il tipo di caccia più popolare e diffuso nel mondo. Con le sue numerose balestre e la bella collezione di fucili con intarsi di avorio, il museo racconta anche l’evoluzione delle armi. Vi sono inoltre molti quadri dal XVI al XX secolo di soggetti animali, raffiguranti in particolare la fauna selvatica dei cinque continenti e oggetti d’arte - piatti, vasi, modellini di terracotta – raffiguranti, ça va sans dire, scene di caccia.  
Il museo ospita molte mostre temporanee sul tema della salvaguardia della natura.

Archives nationales
Archivi nazionali
Rue des Francs- Bourgeois, 60
Métro Rambuteau, Hôtel-de-Ville

Dall’inizio del 1800 questi archivi raccolgono i documenti che raccontano la storia della Francia dal tempo dei Merovingi alla seconda guerra mondiale. I documenti più antichi – trattati, lettere, bolle papali - oltre ad essere i più interessanti, sono anche i più belli a vedersi. Ogni due o tre mesi, la documentazione esposta viene cambiata secondo una rotazione ordinato. Gli archivi sono ospitati in due meravigliosi palazzi, l’Hôtel de Soubise, costruito sotto Carlo V per Olivier de Clisson e ingrandito dai Rohan-Soubise nel XVIII secolo e nell’Hôtel de Rohan, la residenza costruita da Delamair agli inizi del ’700 per il cardinale Armand de Rohan. Una delle facciate sul cortile è ornata dal celebre bassorilievo, Les Chevaux du Soleil à l’abreuvoir.

Hôtel di Cagliostro
Rue Saint-Claude, 1
Métro St.-Sébastien Froissart

Il vero nome del conte Alessandro Cagliostro (1743-1795) era Giuseppe Balsamo. Nato a Palermo, aveva studiato chimica e medicina al seminario di Caltagirone e aveva assunto il nome di Cagliostro a Londra, dove si era dato alla falsificazione di monete. Possedeva un potere magnetico-ipnotico, che nel 1785, gli ha permesso di diventare l’idolo di Parigi e di prendere il posto lasciato dal famoso Mesmer. Ha guarito il cardinale Louis-René-Edouard di Rohan, suo vicino di casa, da una crisi d’asma e, da quel mago che era, gli ha fabbricato sotto agli occhi un magnifico diamante. Insieme a lui è stato implicato, a torto, nell’ Affaire du collier de la Reine, la collana di Maria Antonietta e nel 1795 ha ricevuto l’ordine di lasciare la Francia. Contro di lui è stata scatenata una violenta campagna di stampa, che ha rivelato i suoi trucchi. Riparato a Roma, è stato arrestato e condannato a morte, ma la pena è stata commutata in ergastolo, scontato nella fortezza di S. Leo, dove è morto. Alexandre Dumas ha fatto una trasposizione romanzesca delle vicende di questo avventuriero, la cui figura di impostore ingegnoso è caratteristica di una società frivola e corrotta.  
Il palazzo che è stato la sua dimora è stato costruito nel 1719 ed ha la forma di due U perpendicolari, di grandezza differente, delimitanti due cortili. Al fondo del cortile di destra c’è un portico con il colonnato, che conduce a uno scalone d’onore con la ringhiera di ferro battuto. Al fondo del cortile di sinistra, c’erano le rimesse e le scuderie, che avevano un tetto a terrazza sul quale si aprivano le porte finestre dei saloni del primo piano, decorati all’orientale.  
All’altro capo di rue St. Claude, all’angolo con rue de Turenne, c’è la chiesa di Saint-Dénis-du-Saint-Sacrément che contiene un bellissimo dipinto di Delacroix, una Deposizione. Nelle nicchie della facciata, ai lati del colonnato neoclassico, ci sono le statue di S. Pietro e S. Paolo.

Hôtel Libéral Bruand
Rue de la Perle, 1
Métro Saint-Paul

La scritta a sinistra del bel portone d’ingresso dice: Bricard Serrurerie d’art au 1er étage. Quella a destra dice: Musée de la Serrure Bricard. Purtroppo il museo non esiste più, ora nell’edificio che lo ospitava sono allestite delle mostre.  
Era stata la società Bricard, specialista nella lavorazione delle serrature, ad allestire il museo sulla storia e sull’evoluzione di questi congegni meccanici nel palazzo costruito per se stesso dall’architetto Libéral Bruand. C’erano catenacci, chiavistelli, nottolini, spagnolette, picchiotti, martelli, chiavi e tutto ciò che era stato usato, nel corso dei secoli, per chiudere con sicurezza porte, cancelli, cassetti e forzieri, dall’epoca gallo-romana al XIX secolo. In una delle stanze era stato ricostruito un vecchio atelier di lavoro.  
La facciata sul cortile ha alcuni finestroni con la centinatura ed è decorata da cornucopie simbolo di abbondanza e da piccoli busti di imperatori romani.  
Nello stesso isolato, in rue de Sévigné, nel palazzo omonimo, c’è il museo Carnavalet, dove sono raccolti 500.000 pezzi che illustrano la storia di Parigi.

Temple de l’Humanité
Tempio dell’Umanità
Rue Payenne, 5 1° piano  
Métro Saint-Paul

Payen, il cui nome è stato femminilizzato dalla toponomastica, era uno scudiero del re Carlo VI che possedeva delle case in questa via.  L’edificio secentesco è opera di Francois Mansart, l’architetto francese del tempo di Luigi XIII, che ha creato uno stile nazionale legato alla dottrina classica. Dentro al bassorilievo sulla facciata, a forma di arco a sesto acuto, c’è la scritta Virgine Madre, figlia del tuo figlio accanto a quella: Religion de l’Humanité, l’amour pour principe, l’ordre pour base, le progrés pour but.  
Il Tempio dell’Umanità è una sorta di Pantheon, che rende omaggio ad alcuni umanisti e scienziati ammirati dal filosofo Auguste Comte (1798-1857), il pensatore che, usando un approccio scientifico, ha posto il positivismo come base di una nuova scienza dell’ordine sociale e dello sviluppo. Egli sosteneva che il pensiero umano evolve attraverso lo stadio teologico, metafisico e positivo o scientifico e che la società si sviluppa verso un’età dell’oro della scienza, dell’industria e di una moralità razionale. Comte ha compiuto anche studi importanti nel campo della biologia, della politica e della religione.  
In rue Clotilde de Vaux, nell’11° arrondissement (métro Chemin Vert), c’è un bel busto dedicato a questa donna, nata Marie de Picquelmont (1815-1846), ispiratrice e collaboratrice di Auguste Comte nella creazione della religione dell’Humanité.

Hôtel de Marle
Rue Payenne, 11
Métro Saint-Paul, Chemin Vert

Nell’800, questo magnifico palazzo del 1560 è passato alla famiglia Polastron-Polignac. Yolande Martine Gabrielle de Polastron, duchessa di Polignac, era la favorita di Maria Antonietta, dalla quale ha ottenuto grandi favori e privilegi. L’Hôtel de Marle si trova proprio di fronte al liceo Victor Hugo, costruito sul luogo del convento delle Filles-de-l’Annonciade o Filles Bleues, seguaci della regola di Sant’Agostino e osservanti il ritiro più assoluto.  
Il palazzo sorge fra un cortile e un giardino, come molti altri nel Marais, e nel 1572 era stato acquistato e trasformato da Hector de Marle, consigliere al parlamento di Parigi. L’edificio richiama i fasti della corte della regina Cristina (1626-1689), monarca illuminata, donna di grande cultura e di idee moderne, che intratteneva una corte brillante e che ha fatto della Svezia la prima potenza del Nord Europa, attirando in quel paese anche il filosofo Descartes. Costretta ad abdicare nel 1654, si è messa a viaggiare per l’Europa, si è convertita al cattolicesimo e si è stabilita a Roma, dove ha fondato l’Accademia des Arcades.  
Al primo piano dell’Hôtel de Marle, c’è la sede dell’Institut Tessin, il Centro Culturale svedese fondato a Parigi nel 1933 con lo scopo di sviluppare gli scambi culturali e artistici tra la Francia e la Svezia. L’Istituto possiede opere di artisti svedesi che hanno lavorato in Francia nel XVIII secolo.  
Vi si svolgono spesso interessanti mostre di arte contemporanea. Se il tempo è bello, è piacevole sedersi per un po’ sulle panche del bellissimo giardino.  

Piazza Georges-Cain
Rue Payenne
Métro Saint-Paul

Il Musée Lapidaire de la Ville de Paris è una dipendenza del museo Carnavalet, che conserva i cimeli più importanti della storia di Francia. Si chiama così perché raccoglie le antiche lapidi con iscrizioni e i rosoni. Fra gli oggetti custoditi vi sono nove pietre, una delle quali reca incisa la dedica “Sotto Tiberio Cesare Augusto i battellieri parigini hanno elevato questo altare a Giove, grande e buono.” Altre pietre, trovate nel 1711 sotto il coro della chiesa di Notre-Dame, hanno confermato che, sotto Tiberio, la corporazione dei Battellieri della Senna aveva fatto erigere sulle rive del fiume un monumento religioso dedicato a Giove, con in cima la statua del dio.  
Piazza George-Cain è il giardino antistante il museo e incuneato nell’edificio. Il frontone proviene dal palazzo delle Tuileries, il rosone invece faceva parte del vecchio edificio dell’Hôtel de Ville di Parigi, mentre la statua di donna che si trova al centro proviene dai giardini di Saint-Cloud.

Museo Cognacq-Jay
Rue Elzevir, 8
Métro Saint-Paul

Ernest Cognacq e sua moglie Louise Jay, creatori dei magazzini La Samaritaine, sono stati i fondatori di questo museo. La collezione, ospitata nell’Hôtel de Donon, comprende raffinati oggetti d’arte del settecento. I salotti, arredati con mobili in stile Luigi XVI, rievocano l’atmosfera aristocratica di quegli anni e i dipinti (Canaletto, Tiepolo, il primo Rembrandt e, soprattutto, Fragonard), le sculture, i mobili, le porcellane, le suppellettili sono una testimonianza dell’arte di vivere di un tempo anteriore ai rivolgimenti drammatici della Rivoluzione.  

Teatro Libertario di Parigi Déjazet
Boulevard du Temple, 41
Métro République

La scena teatrale parigina è aperta a tutte le novità, anche straniere, e la varietà dell’offerta è tale da disorientare. Vi sono i teatri statali, i théâtres nationaux, i cafés-théâtres, nei quali si fa satira... Fra i tanti teatri che hanno qualcosa di speciale, c’è il Teatro Libertario, che ha una storia interessante. Costruito nel 1770 dall’architetto Belanger per Carlo X per il gioco della pallacorda, porta il nome dell’attrice Virginie Déjazet, che lo ha acquistato nel 1859. L’interno è decorato da affreschi divertenti, nello stile di Daumier, il pittore e scultore francese dell’800, precursore dell’espressionismo, che dipingeva scene di vita quotidiana, biasimando in modo pungente la società borghese.  
Il teatro, la cui entrata è un po’ nascosta (accanto a Chez Jenny Brasserie alsacienne), ospita anche spettacoli musicali. Consultate l’Officiel per sapere che cosa c’è in cartellone durante il vostro soggiorno.




Square du Temple
Métro Temple

Nel Medioevo, quasi tutto il Marais apparteneva all’ordine dei Templari. Nella square che si apre davanti alla mairie del 3° arrondissement, nel XII secolo sorgeva la loro tenuta fortificata il cui mastio, la Tour du Temple, durante la Rivoluzione, è stata la prigione di Luigi XVI e della sua famiglia. La torre sorgeva nel luogo in cui c’è lo stagno.  
Il Marais è un quartiere rimasto molto medioevale, con molti piccoli giardini. Fra questi ci sono la square Léopold-Achille dalle molteplici essenze non comuni, la square della tour Saint-Jacques, dalla vegetazione lussureggiante e la square du Temple, ricca di ricordi storici.

Marché des Enfants- Rouges
Rue de Bretagne
Métro Temple

In rue de Bretagne, in un quartiere pieno di hôtels particuliers e di edifici che ne testimoniano la storia, c’è un mercato alimentare coperto, pittoresco e sconosciuto, aperto nel lontano 1628. È il più antico di Parigi ancora in attività e deriva il suo nome dal vicino istituto in cui venivano raccolti e allevati gli orfanelli, vestiti con un’uniforme rossa. La predizione di un indovino dell’ottocento annunciava che se fosse scomparso il mercato degli Enfants-Rouges sarebbe scomparsa anche la città.
Il mercato è aperto tutti i giorni eccetto il lunedì.
Adiacente al mercato c’è rue des Oiseaux, che un tempo si chiamava Cul-de-sac de Beauce, il cui nome deriva da un’insegna. All’angolo di questa via, nel 1670 - dopo la dispersione dell’Hôtel de Rambouillet, dove si riunivano i begli spiriti e i grandi signori per discutere di costumi, di opere letterarie, di questioni linguistiche e i cui eccessi sono stati derisi da Molière - è venuta ad abitare M.lle Madeleine de Scudéry, autrice di un romanzo in dieci volumi, che ha vissuto fino all’età di 94 anni. Il suo salotto letterario è stato l’ultimo bastione della preziosità.


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