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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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X arrondissement

Musée de l’eventail
Museo del ventaglio
Boulevard de Strasbourg, 2
Métro Strasbourg Saint-Denis

Il museo occupa i locali dell’atelier Maison Hoguet e la collezione di ventagli, che fanno pensare a dame sontuosamente vestite, a balli e feste in grandi saloni con gli specchi dorati, comprende quasi ottocento pezzi, una parte dei quali in esposizione. Essa dimostra come la Francia abbia creato, nei diversi periodi, dei veri capolavori. Fra questi oggetti di lusso,  
ve ne sono con soggetti mitologici, con festoni di frutta e fiori, con amorini, con figure di carattere galante o pastorale… I ventagli di vernis Martin hanno le stecche laccate riunite da un nastro e una decorazione formata da medaglioni con vedute archeologiche, altri sono fatti con una carta a fondo dorato che si chiama papier à la serpente. Alcuni ventagli sono di carta, altri sono di seta e tulle, di pergamena, di piume di struzzo, di avorio, di osso, di madreperla, di tartaruga…
In Europa, i ventagli risalgono al Medioevo e sono diventati comuni nel Rinascimento. Nel ‘600 si usavano grandi ventagli di piume, in armonia con il fastoso gusto barocco. Durante la Rivoluzione Francese – poteva mai essere altrimenti? – i ventagli si sono ornati di emblemi rivoluzionari, mentre durante il Direttorio e l’Impero essi erano piccoli, di velo, con i lustrini. Negli ultimi decenni del secolo, essi erano grandi, neri, con fiori dai colori brillanti.  
I ventagli risalgono a tempi antichissimi. Quelli sventolati dagli schiavi, che si vedono nelle figurazioni delle tombe e dei palazzi faraonici - i flabelli- fissati su di un altissimo manico, erano fatti di penne e facevano parte degli attributi del sovrano e del pontefice. I piccoli ventagli pieghevoli, invece, sono originari del Giappone, dove facevano parte del costume nazionale.  
L’uso e, quindi, la produzione di ventagli è cessata agli inizi del ‘900. Essi sono diventati, come si suol dire, pezzi da museo ed è lì infatti che li troviamo oggi, dato che la tecnologia ha sollevato le donne e gli uomini dal loro uso.

Cinema Le Louxor
Boulevard de Magenta, 170
Métro Gare de l’Est

Questo cinema, costruito nel 1920-21 dagli architetti Ripey e Tibéri, è stato utilizzato fino agli anni ‘70 dalla società Pathé. Con le sue colonne a forma di loto, le vetrate con una decorazione di papiri, i mosaici con motivi floreali che incorniciano degli scarabei alati sembra proprio un tempio, un tempio dedicato alla settima arte.

Museo del cristallo Baccarat
Place des États Unis, 11
Métro Poissonnière

Cos’è un cristallo? “Una sostanza trasparente, colorata o meno, atta a essere lavorata per sfaccettatura, tornitura, indipendentemente dalla sua struttura” dice il dizionario enciclopedico. E aggiunge: “Accanto a un materiale naturale, come il cristallo di rocca, vi è il cristallo artificiale, il vetro-cristallo, che è un liquido soprafuso, ad altissimo attrito interno. Il primo è stato elaborato artisticamente, tornito e sfaccettato per trarne oggetti fin dai tempi antichi, più recentemente esso è stato sostituito dal cristallo artificiale. Questa materia trasparente si sposa di solito a metalli preziosi, come oro e argento. In Italia, Venezia è stata molto importante, nel XII secolo e ancora di più nel Rinascimento, per la sua lavorazione. I cristalli da tavola, i lampadari, i pendagli venivano lavorati con sfaccettature e incisioni prodotte mediante l’uso della mola. Alla fine del XVIII secolo la Francia ha soppiantato Murano…”  
Quando vi trovate davanti alla collezione Baccarat, però, dimenticate le spiegazioni tecniche, le vicende storiche, le differenze fra i diversi tipi di cristallo e lasciatevi catturare dalla magia dei giochi di luce che attraversano questi oggetti di sogno.  
La collezione illustra due secoli di vita del cristallo. Vi sono gli oggetti più moderni accanti  ai favolosi pezzi antichi, fra i quali i candelabri dello Scià di Persia e i vasi monumentali del Negus. Sono molto belli anche i flaconi di profumo, i servizi da tavola decorati e gli abat-jours.  

Les Récollets
Square Villemin ; Rue des Récollets, 8;
rue du Faubourg-Saint-Martin, 148
Métro Gare de l’Est

Fra la Gare de l’Est e il canale Saint-Martin c’è una vasta piazza erbosa, adibita a giardino pubblico. Su questa piazza si affaccia un edificio che faceva parte dell’antico convento secentesco dei Récollets, i monaci francescani riformati, posti sotto la protezione di Maria de’ Medici ed Enrico IV, che li aveva autorizzati nel 1604 a installarsi in faubourg Saint-Martin. Essi vi hanno costruito un bel monastero e una chiesa, di cui Maria de’ Medici ha posato la prima pietra. Il convento era un vivaio di predicatori e, sotto l’Ancien Régime, ha fornito la maggior parte dei cappellani della marina. Oltre a molte opere d’arte, il convento aveva anche una ricca biblioteca, composta da più di 30.000 volumi. Durante la Rivoluzione, il convento è stato chiuso, i monaci sono stati cacciati e l’edificio è stato prima trasformato in ospizio degli Incurabili, poi, a partire dal 1960, adibito a ospedale militare, l’ospedale Villemin. Dell’antico complesso rimane il chiostro, mentre la cappella, che era stata abbassata per trasformarla in sala per gli ammalati, è crollata.  
Dentro al frontone c’è una meridiana con un fondo scolpito a fogliami decorativi.
Hôtel du Nord
Quai des Jemmapes, 102
Métro Gare de l’Est

Il film di Marcel Carné Hôtel du Nord, basato su un racconto vero della vita dei clienti, scritto dal figlio del proprietario, ha fatto diventare l’albergo un simbolo della Parigi del passato e un luogo di pellegrinaggio per i cinefili.  
Grazie all’intervento di Arletty, l’attrice che sulla passerella del canale Saint-Martin, davanti all’albergo, pronuncia con un tono sarcastico la parola atmosphère, l’edificio non è stato demolito, anche se ne è stata conservata solo la facciata.

Ospedale Saint-Louis  
Place du Docteur-Alfred-Fournier, 2/ Rue Bichat, 40
Avenue Claude-Vellefaux
Métro Goncourt

Gli alti padiglioni in pietra e mattoni dell’ospedale San Luigi, circondati da un cortile erboso e pieno di alberi, sono rimasti uguali a com’erano nel XVII secolo, quando furono costruiti per decisione di Enrico IV. Egli voleva aumentare la capienza di posti letto disponibili in caso di epidemia. All’epoca, l’edificio era tutto recintato e vi era un unico accesso attraverso la cappella.  

Mairie del X arrondissement
Rue du Fauburg-Saint-Martin, 72-76
Métro Château-d’Eau

Con le quattro facciate decorate in stile Renaissance e un magnifico scalone, è il più bel municipio di Parigi. E’ stato inaugurato nel 1896 da Félix Faure (1841-1899), l’uomo di stato francese che era stato eletto presidente della Repubblica l’anno prima e il cui mandato, che era stato caratterizzato dalla conquista del Madagascar e funestato dai problemi dell’affare Dreyfus - il capitano che nel 1894 fu condannato al bagno penale per spionaggio a favore della Germania, nonostante che il comandante Picquart avesse portato l’accusa su Esterhazy, un comandante ungherese naturalizzato, che venne prosciolto – è stato interrotto dalla sua morte improvvisa.
Ospedale Fernand-Widal
Rue du Faubourg-Saint-Denis, 200
Métro Gare du Nord

L’edificio dell’ospedale, che si trova fra le stazioni Gare du Nord e Gare de l’Est, è opera di un architetto importante, Henri Labrouste, che ha avuto legami con l’Italia, dato che da giovane era venuto a studiare a fondo l’architettura dell’antica Roma e dei templi di Paestum e aveva progettato un ponte da costruire al confine fra l’Italia e la Francia. A 23 anni, era stato insignito del Grand Prix de Rome ed è conosciuto in particolare per essere stato il pioniere dell’architettura metallica.  
Oltre all’interesse architettonico dell’edificio, vi è l’attrattiva del giardino. Oltrepassate il primo cortile, adibito a parcheggio e raggiungete il secondo, alberato e pieno di fiori, oasi di silenzio e frescura, dove potete passeggiare e riposarsi sedendo su una delle numerose panchine.  
Gare de l’Est
Métro Gare de l’Est

Nella hall, sulla destra, sopra allo sportello dell’accueil, vi è una tela gigantesca lunga 12 metri e alta quattro, poggiata su quattro colonne con capitelli. L’opera, eseguita da Albert Herter nel 1926, descrive la partenza dei coscritti, ma è anche un affresco della vita quotidiana degli anni ’20. Vicino al vagone con le porte aperte, in attesa del segnale, ci sono una bambina che regge un cesto di vimini, un ragazzo accovacciato che osserva una rete per la spesa, una donna in ginocchio che abbraccia e cerca di consolare un uomo in lacrime, un uomo in maniche di camicia con due pani sotto il braccio, un militare con il fucile appoggiato a una borsa per terra che stringe i due figli, una coppia con il figlio accanto che afferra la gonna della madre, un vecchio con un mazzo di fiori…


La casa più stretta
Rue du Château-d’Eau, 39
Métro République

E’ davvero minuscola questa casetta alta cinque metri e larga appena un metro e venti. Ospita un piccolo negozio al piano terra e una stanzetta con finestra al primo piano ed è senza dubbio l’edificio con dimensioni più limitate, nel senso della larghezza e dell’altezza, della capitale.


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