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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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V arrondissement

Val-de-Grâce
Rue Saint Jacques, 277
RER Port-Royal Métro Gobelins.

Prima della Rivoluzione, il complesso di Val-de-Grâce faceva parte di un monastero benedettino. Anna d’Austria, che lo aveva fondato nel 1624, vi aveva fatto costruire un piccolo appartamento per sé, dove si recava tutte le settimane.  
Gli edifici sono un esempio importante di architettura di inizio secolo, il cui restauro è stato inaugurato da F. Mitterrand. Il chiostro ha due ordini di gallerie sovrapposte, con magnifiche volte.  
La cappella Saint-Anne, cominciata nel 1645 da F. Mansart e continuata da Lemercier, era stata costruita per esaudire un voto fatto dalla regina come ringraziamento per la nascita del figlio, il futuro Luigi XIV. Sul frontone triangolare, infatti, si legge l’iscrizione: Jesu Nascenti, Virginique Matri. (A Gesù nascente e alla Vergine Madre). L’interno è barocco, gli archi e la volta sono coperti di bassorilievi, l’altare, sopra il quale si legge la scritta IN NOMINE SUO ANNA AUSTRIA, ha sei colonne a spirale di marmo scuro, che sorreggono una cupola dorata.
Un gruppo marmoreo raffigura Gesù Bambino e la Madonna. La cappella, restituita al culto nel 1826, dopo aver avuto altre destinazioni, appartiene all’ospedale militare e la domenica mattina alle 11 vi si celebra la messa cantata, in parte in latino.  
Per arrivare alla sala di lettura che occupa un lato del chiostro, bisogna entrare nel giardino e seguire le indicazioni per la biblioteca. Al n° 277, sotto a uno dei padiglioni che incorniciano la cappella, c’è un sentiero lastricato bordato di paracarri. Si tratta dell’antica rue des Marionnettes che collegava rue de l’Arbalète a rue Saint-Jacques.  
L’edificio è stato trasformato in ospedale militare nel 1793 ed è stato chiamato Service de Santé des Armées. Questa destinazione ha permesso di conservarlo intatto.  
Il museo ospita la storia del servizio medico militare francese e della sua missione maggiore, l’evacuazione sanitaria, con i risultati raggiunti dalla chirurgia e dalla psichiatria di guerra e anche dalla medicina subacquea e aerospaziale. Nella vecchia cucina delle religiose benedettine è ricostruita una farmacia con un centinaio di magnifici mortai e vasi da farmacia, simili alle maioliche di Faenza.  
Entrando (con discrezione, perché è uno spazio privato) dalla porticina di fianco, su cui c’è scritto Paris American Academy si percorre una vecchia stradina con il pavé, fiancheggiata da case basse e da graziosi cortiletti pieni di verde.  
Al n° 284 di Rue de Jacques, dietro alla grande vetrata di un edificio moderno, c’è il portale di pietra di un convento che non esiste più. Fino alla Rivoluzione, queste colonne di pietra sormontate da un fregio formavano l’ingresso del convento delle carmelitane dell’Incarnazione.  
Nel cortile del n° 6 di rue du Val-de-Grâce, si può vedere un palazzo settecentesco con una bellissima facciata, che è riuscito miracolosamente a sopravvivere.

Chiesa di St Séverin
Rue des Prêtres-Saint-Séverin
Métro Saint-Michel

La bellissima chiesa dedicata a San Severino e a San Nicola sorge nel quartiere turistico di Saint Michel. Risale al XV secolo ed è stata costruita sul luogo di una cappella di cui rimane il campanile, la cui campana suonava il coprifuoco per gli studenti universitari. Da alcuni versi in rilievo sulla sua superficie metallica apprendiamo che il suo nome era Macée (dal latino Marthaea) e che era stata costruita grazie alle elemosine di persone generose. La porta principale della chiesa proviene dall’antica chiesa di Saint-Pierre-aux-Boeufs, quella secondaria reca un’iscrizione in lettere gotiche: “Bonnes gens qui par cy passés, priez Dieu pour les trépassés.”  
Il giardino sulla destra è chiuso in fondo da alcune costruzioni gotiche, sotto alle quali venivano sepolti i notabili, fra i quali Huysmans (1907), mentre il sottotetto era destinato a ricevere le ossa della gente comune. Questo, infatti, è l’antico carnaio, il luogo di sepoltura dove si conservavano le ossa dei defunti.  
Se vi trovate a Parigi nel periodo di Natale, venite in questa chiesa per la Messa di mezzanotte. I canti sono accompagnati dall’organo che, nel 1897, era stato suonato anche da Camille Saint-Saens, offertosi volontario.  
Al n° 12 di rue Saint-Séverin c’era una delle case più strette di Parigi, dove si dice che abbia abitato l’abbé Prévost d’Exiles, autore di ben 170 opere, tutte sconosciute, tranne la Manon Lescaut. Recentemente, però, la casa è stata ristrutturata e unita a quella di fianco. Delle due piccole finestre che c’erano a ogni piano ne è rimasta una sola.

Chiesa di St.Julien le Pauvre
Rue St-Julien-le-Pauvre
Métro St-Michel
 

Nel VI secolo, all’intersezione di due grandi vie romane e sull’antica via di pellegrinaggio verso San Giacomo di Compostella, sorgeva una cappella dedicata a Saint Julien-l’Hospitaliers, che aveva accanto un ospizio per pellegrini e viaggiatori poveri. La cappella, distrutta dai Normanni e ricostruita, nel XII-XIII secolo, dai benedettini, si trovava al centro della città universitaria, vicino a place Maubert e a rue de Fouarre. Saint-Julien-le-Pauvre è stata la chiesa di San Tommaso d’Aquino e anche Dante e Petrarca vi si sono recati a pregare. Oggi, questa chiesa romanico-gotica, che sorge sulla riva sinistra della Senna, di fronte a Notre-Dame, è dedicata al culto greco cattolico melchita, di rito bizantino.  
Al n° 39 di rue de la Bûcherie (dall’altra parte di square Viviani), di fianco alla libreria Shakespeare and Company, c’è una minuscola casa cinquecentesca, che al piano terra ospita un ristorante. Il vecchio edificio con le travi a vista non è ben conservato come quelli di rue Miron.

Square René-Viviani
Quai de Montebello angolo rue Lagrange rue Saint-Julien-le-Pauvre  
Métro Maubert Mutualité, Saint-Michel

Square Viviani è un incantevole spazio verde che ospita alcune vestigia dell’antica abbazia di Long-Pont. René Viviani era un deputato socialista che ha creato il primo ministero del Lavoro e che ha decretato la mobilitazione generale nel 1914, quando era Presidente del Consiglio.  
Il grande albero secolare, piantato nel 1601 dal giardiniere del Re, ha un rinforzo di cemento che lo aiuta a sorreggersi.

Rue de Fouarre
Métro St. Michel

Nel XIII secolo, in questa via l’Università teneva i corsi pubblici all’aperto. L’insegnante stava appollaiato su di una specie di sgabello e gli allievi – “per sviluppare il loro spirito di abnegazione e di umiltà” come ebbe a dire papa Urbano V - stavano seduti per terra. Per alleviare un po’ la scomodità della posizione, essi sedevano su dei fasci di paglia (fouarre è l’antica parola per paglia), da cui deriva il nome alla strada. Anche Dante, a cui è dedicata la continuazione di rue de Fouarre, è stato qui.

Musée de l’Assistance publique et des hopitaux de Paris
Museo dell’Assistenza pubblica e degli ospedali di Parigi
Quai de la Tournelle, 47  
Métro Maubert-Mutualité  

Il museo, ospitato nell’Hôtel de Miramion, purtroppo è chiuso. Illustrava la storia degli ospedali di Parigi a partire dal Medioevo, quando era la chiesa ad assistere i malati. Vi era raccolta la storia sociale e religiosa della medicina e delle professioni legate alla sanità. Gli oggetti e i documenti raccolti erano circa novemila, con dipinti, incisioni, disegni, sculture, strumenti medici e abiti liturgici.

Chiesa di Saint-Etienne-du-Mont
Place Sainte Geneviève
Métro Cardinal Lemoine

La chiesa dall’elegante facciata piramidale in stile Renaissance che sorge di fronte al Pantheon è dedicata al protomartire Santo Stefano. E’ l’unica ad aver conservato il suo jubé (in latino jube), la tribuna trasversale che nelle cattedrali gotiche separava il coro dalla navata e che serviva per leggere i testi sacri. Quando è stato introdotto il pulpito, infatti, le tribune sono state tutte eliminate. Santo Stefano è stato il primo martire della fede cristiana - per questo è detto protomartire – ed è stato condannato alla lapidazione nel 33 d. C. a Gerusalemme. Le sue spoglie, secondo la tradizione, si troverebbero nella Chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia. Questo jubé è del 1541 ed è opera dell’architetto Beaucorps. La sua decorazione è di epoca Renaissance, con balaustre traforate e scalini scolpiti.  
Entrate nella sacrestia per vedere le bellissime vetrate del chiostro. Nella chiesa è conservato anche un piccolo reliquiario di Sainte Geneviève, i cui resti, che allora si trovavano nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, sono stati bruciati durante la Rivoluzione e gettati nella Senna. Geneviève, nata a Nanterre nel 422 e morta a Parigi nel 500, è la santa patrona della capitale. Quando gli Unni, guidati da Attila, nel 451 minacciavano la città, provocando una fuga generale, ella è rimasta a rincuorare i cittadini, fino a quando Attila non è stato cacciato da Ezio.  
Qui vi sono, fra le altre, le pietre tombali di Racine, di Pascal e di Rousseau.
Sul lato opposto della chiesa vi sono i resti del muro di cinta di Philippe-Auguste.

Ancien Collège des Bernardins
Antico Collegio dei Bernardini
Rue du Poissy, 18-24  
Métro Maubert-Mutualité  

I Bernardini sono i religiosi di obbedienza cistercense, che seguono una regola derivata dalla riforma di San Bernardo di Clairvaux. Il loro ordine è stato fondato nel 1244 dall’inglese Stefano di Lexington, abate di Clairvaux-dans- l’Aube, nell’arrondissement di Bar-sur-l’Aube.  
Gli edifici del collegio e della sacrestia sono i soli rimasti a Parigi del periodo medioevale. Al tempo della Rivoluzione il complesso era stato venduto e dal 1843 è occupato dai pompieri. Da rue de Poissy si vede il ‘logis du pape’, l’abitazione della somma autorità. Il piano terra ha il soffitto a volta e anche il sottosuolo poggia su volte a ogiva con 32 colonne a base ottagonale. Le aperture dell’antico refettorio sono incorniciate da contrafforti.  
Al n° 18 di rue de Poissy c’è la sacrestia che nel XIV secolo collegava il refettorio alla chiesa e nel cortile del n° 27 di boulevard Saint-Germain è visibile una sua bella porta. Oggi l'antico collegio è un centro culturale.

Musée de la Prefecture de Police
Rue Basse des Carmes, 1 bis
Rue de la montagne Sainte Geneviève, 4
Hôtel de Police
Métro Maubert-Mutualité

Il museo delle Collezioni storiche della Prefettura di Polizia è una creazione del prefetto di polizia Louis Lépine (1846-1933), il cui nome è legato anche a un concorso che ricompensa le piccole invenzioni. Il museo è collocato al secondo piano dell’Hôtel de Police del V° Arrondissement, sopra al commissariato, e raccoglie un numero impressionante di documenti sulla polizia di Parigi dai tempi dell’Ancien Régime fino a oggi.  
Vi sono documenti di processi celebri, come quello di Landru e ritagli di giornale su personaggi famosi come l’anarchico Jules Joseph Bonnot (1876-1912), che con la sua bande aveva dato l’assalto a numerose banche, prima di essere abbattuto a Choisy-le-Roi. Vi sono i manichini con le divise di sergents de ville, gli addetti al mantenimento dell’ordine prima del 1830, quando sono stati sostituiti dai gardiens de la paix. Vi sono i mandati d’arresto di Beaumarchais, di Desmoulins e di Charlotte Corday e la valigia con gli strumenti di Bertillon, il creatore del sistema d’identificazione dei criminali basato sull’antropometria, che da lui ha preso il nome di bertillonage. C’è anche una ricostruzione della machine infernale usata da Fieschi nell’attentato contro Luigi Filippo.  
Accanto a questo edificio, in rue Jean de Beauvais, c’è il collegio frequentato da Cyrano de Bergerac.

Jardin des Plantes
Rue Cuvier (ingresso davanti all’Université Pierre et Marie Curie)
Métro Jussieu

Nel 1626, il botanista Jean Hérouard, medico di Luigi XIII, ha creato a Parigi un giardino in cui fossero piantate “toutes sortes d’herbes médicinales, pour servir ceux qui en auraient besoin” (ogni sorta di erbe medicinali per coloro che ne avessero bisogno). E’ nato così il Jardin des Plantes, che all’inizio aveva 1800 piante medicinali con la denominazione sulla targa scritta in latino.  
In un angolo del Jardin des Plantes c’è una graziosa ricostruzione di un angolo di montagna, il Jardin alpin, con la vegetazione tipica delle alture e rocce e ruscelli che formano cascate. Una parte delle duemila piante di montagna provengono dall’Himalaia, altre dal Giappone, altre ancora, come l’edelweiss, dalle Alpi. Il giardino è aperto solo d’estate.  

Al n° 38 di rue Geoffroy-Saint-Hilaire c’è il Museo di Storia naturale, creato nel 1793, dedicato all’insegnamento superiore e alla ricerca, con cattedre di botanica, mineralogia, geologia e zoologia…
La biblioteca del museo ospita circa 800.000 volumi di scienze naturali.
Al numero 36 di rue Geoffroy Saint-Hilaire c’è la Grande Galerie de l’evolution, che presenta la diversità del mondo oggi vivente, mostra come gli organismi viventi si sono evoluti e come le attività umane hanno influenzato questa evoluzione. Una sala è dedicata alle specie minacciate o già estinte e uno spazio di mille metri quadrati è riservato alle mostre temporanee. L’ultima era dedicata ai mammouth.  
All’ingresso del giardino, dal lato della Senna, c’è una statua in bronzo di Jean-Baptiste Pierre de Monet, cavaliere di Lamarck, il naturalista francese fondatore della dottrina dell’evoluzione (1744-1829). L’insieme delle idee di Lamarck sull’evoluzione degli esseri viventi costituisce una teoria conosciuta come lamarckismo, secondo la quale i diversi caratteri che una specie acquisisce nel corso di una generazione, a causa delle influenze dell’ambiente, sono trasmessi alla generazione successiva. Questa ipotesi è in contraddizione con le scoperte della genetica moderna riguardo alle mutazioni, ma, malgrado questo, il neo-lamarckismo è ancora vivo.  
Sul lato di rue Buffon, c’è un roseto nel quale, da aprile a ottobre, sono coltivate rose di tutti i colori e di tutti i tipi: cespugliose, rampicanti, ad alberello, striscianti… Ci sono la Rosa semperflorens, la Rosa Banksiae, la Gloire de Dijon, la Comtesse de Ségur, la Crêpe de Chine… Ci sono le Roses galliques, le rose rosse che nel 1400, nel corso della guerra detta appunto ‘delle due rose’, simboleggiavano la famiglia di Lancaster, caduta , e quelle bianche, simbolo della casa di York, innalzata al trono.  
Sulla butte Coypeau, vicino all’entrata di rue Geoffroy-Saint-Hilaire n° 40, c’è un chiosco di ferro e bronzo che risale al 1788 e che è uno dei primi esempi di architettura metallica. Aveva un meccanismo a orologeria oggi scomparso, ma conserva l’iscrizione latina che si trovava sulle meridiane: horas non numero nisi serenas, non segno che le ore serene. Sui pendii del labirinto posto sotto al belvedere crescono alberi storici come il cedro del Libano, piantato da Jussieu nel 1734.
Su rue Cuvier, n° 57 c’è una serra tropicale con cactus e agavi provenienti dal Messico.  
Museo di mineralogia
Rue Jussieu, 34
Métro Jussieu

Il museo per gli appassionati di minerali, per chi ne studia i caratteri, le proprietà fisiche, la composizione, le diverse specie che formano la crosta terrestre, si trova all’interno dell’Università. La collezione comprende 25.000 esemplari, 2000 dei quali – scelti fra i più belli e importanti - sono esposti dentro a 24 vetrine panoramiche, classificati secondo la composizione chimica.

Institut du Monde Arabe
Rue des Fossés-Saint-Bernard, 1
Métro Jussieu, Cardinal Lemoine  

Lo citiamo per ricordare due cose. La prima è di carattere culturale: vi si tengono spesso delle mostre importanti, consultate l’Officiel spectacle per conoscerne il contenuto. La seconda è di carattere gastronomico: all’ultimo piano vi è un ristorante con terrazza, da cui si gode una bella vista su Parigi, in particolare sulle isole di Saint-Louis e de la Cité.  
Per chi è interessato alla cultura islamica, nell’Istituto c’è una ricca biblioteca e nella sala du Haut Conseil si tengono spesso delle conferenze gratuite di storia, di arte, di letteratura islamica, di cucina e di medicina.  

Mercato dei cavalli
Rue Geoffroy-Saint-Hilaire, 5 e 11-13
Métro Saint-Marcel

Nel XVII secolo, nell’impasse du Marché-aux-Chevaux si svolgeva il mercato di questi animali, mentre in rue de l’Essai (ex rue Maquignonne, maquignon è il commerciante di cavalli) si faceva l’essai, cioè l’esame delle bestie in vendita. Sulla facciata del bell’edificio del mercato si legge la scritta: “ Marchands de chevaux, poneys, double poneys de toutes provenances et chevaux de trait.” Un elenco che ci ricorda gli usi diversi a cui erano destinati i cavalli : da tiro, da sella, da corsa, da parata, da vettura, a seconda della loro taglia, della forza, della resistenza o dell’agilità e di quanti tipi diversi vi fossero: anglo-normanni, andalusi, irlandesi, bretoni, maremmani, sardi, ungheresi, tartari…  

Place du Puits-de-l’Ermite
Métro Monge

Fra la moschea e la stazione del métro Monge c’è una piazza triangolare, detta del Pozzo dell’Eremita. Pare che il nome sia dovuto a un pozzo che un certo Adam l’Hermite aveva forato proprio qui, alla fine del XVI secolo. Al centro della piazza c’è la minuscola square Montagne, con un grande salice e alcuni gelsi. Al posto del pozzo c’è una fontana di marmo rosa a forma di coppa, sul cui bordo si posano i colombi che vanno a dissetarsi. Una parte dell’acqua trabocca e finisce in un bacino sottostante di forma ottagonale, con un mosaico a dominanza verde.  
Proprio di fronte alla square c’è un teatro di 50 posti, pieno d’atmosfera, dove il giovedì pomeriggio ci sono spettacoli per bambini.

Hôtel Scipion
Rue Scipion, 13
Métro Gobelins

Quando il finanziere Scipione Sardini ha deciso di far costruire il suo palazzo in quella che allora si chiamava rue de la Barre, qui c’erano solo campi e vigneti. A partire dal XVII secolo l’edificio, del quale sopravvivono alcune vestigia, ha ospitato il Panificio centrale degli Ospedali di Parigi. L’edificio, in stile Renaissance, poggia su arcate di pietra, tre delle quali sono aperte, sormontate da medaglioni di terracotta (quelli che si vedono sono una copia, gli originali sono conservati al Museo dell’Assistenza pubblica). I busti di uomini forse rappresentano alcuni membri della famiglia Sardini, mentre il busto di donna forse è quello della sposa di Sardini, Isabelle de Limeuil. L’accostamento di pietre e mattoni, nella parte più antica dell’edificio, è tipico dell’architettura italiana del tempo, ma è il primo esempio del genere a Parigi. Scipione Sardini era un gentiluomo toscano, venuto a Parigi al seguito di Caterina de’ Medici, la figlia di Lorenzo II, diventata regina di Francia grazie al matrimonio con Enrico di Valois, duca d’Orléans, succeduto al padre come Enrico II e madre degli ultimi tre re Valois: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. Sardini ha accumulato una fortuna immensa e, nominato barone di Chaumont-sur-Loire, ha sposato Isabelle de Limeuil, una delle componenti dello ‘squadrone volante’ della regina, formato da donne belle e piene di fascino, che avevano l’incarico di mettere a frutto il loro charme per strappare ai grandi signori ciò che la regina volava da loro. A Isabelle la regina aveva chiesto di ottenere dal principe di Condé, il capo protestante, la restituzione alla Francia di Havre, che gli ugonotti avevano consegnato agli Inglesi. Isabelle ha svolto con un tale impegno la sua missione da rimanere anche incinta. Sardini è stato banchiere del re sotto Enrico III, che lo ha incaricato della riscossione di tasse impopolari.  
Alcune vestigia dell’epoca sopravvivono all’interno dell’edificio. Quelli accanto sono della fine del XVII e del XVIII secolo.

Rue Mouffetard
Métro Censier-Daubenton

La medioevale rue Mouffetard era una delle vie di uscita dalla città ed è sempre stata molto animata. Un tempo era percorsa dalle portantine e dalle cavalcature, oggi è percorsa soprattutto dai turisti, specialmente nel primo tratto. Sulla facciata del n° 12 c’è un’insegna di vetro dipinto, che raffigura un negro con i pantaloni a righe nell’atto di servire la sua padrona, con la scritta: Au Nègre Joyeux. Anche la facciata del n° 30, che ricorda un arazzo, è curiosa.  
È comunque interessante percorrere rue Mouffetard fino a Place de la Contrescarpe, una piazza creata nel 1852 e il cui nome deriva dalla controscarpa della cinta muraria di Parigi. Su questa piazza c’era un famoso cabaret, il Pomme de Pain, celebrato da Rabelais, nel quale si riunivano i sette poeti della Pléiade. La Pléiade è il nome di una costellazione formata da sette stelle in cui, secondo la mitologia, erano stati tramutati i figli di Atlante e Pléioné, che si erano tolti la vita dalla disperazione per la sorte che Zeus aveva riservato al loro padre. Il nome, che aveva già designato sette poeti greci vissuti sotto il regno di Tolomeo Filadelfo, è stato ripreso da Ronsard per la sua ‘Brigade idéale’, ad imitazione della Pleiade alessandrina. Oltre al fondatore Ronsard, autore delle Odi, ispirate a Pindaro e a Orazio, ne facevano parte Dorat, l’umanista e maestro di Ronsard; Jean-Antoine Baif, autore degli Amours e dei Passe-temps, carichi di erudizione greco-latina ed Etienne Jodelle, autore dell’opera in decasillabi Cléopatre captive, annunciante la tragedia classica.

Arènes de Lutèce
Rue des Arènes, rue de Navarre, rue Monge
Métro Place Monge

Le arene sono i resti della romana Lutetia e costituiscono il più antico monumento di Parigi. Questo amphitheatrum - in realtà un semianfiteatro di circa diecimila posti - ha ospitato combattimenti di gladiatori e bestie feroci, giochi nautici e spettacoli teatrali. Il muro semicircolare serviva a rimandare la voce degli attori, che declamavano le commedie e le tragedie di Plauto, di Terenzio e di Aristofane, verso il pubblico. E’ stato costruito attorno al 200, un po’ prima delle terme di Cluny e una parte delle sue pietre sono state usate per costruire un bastione difensivo sull’isola della Cité, al tempo delle invasioni barbariche. Altre pietre, con inciso il nome degli abbonati - Marcellus, Verus, Caius – sono servite per la costruzione della chiesa di Saint-Etienne.  
L’anfiteatro è rimasto sepolto per una dozzina di secoli ed è venuto alla luce durante gli scavi per costruire rue Monge, insieme a bassorilievi, collane, vasi e scheletri (uno dei quali è alto 2 metri e 10 centimetri). Nel 1883, Victor Hugo ha lanciato una campagna per impedire la costruzione della strada che avrebbe attraversato l’arena e nel 1917 le gradinate, addossate al versante est della collina di Sainte-Geneviève, sono state ripristinate, anche se con dimensioni più piccole rispetto a quelle originarie.  
Dietro al proscenio, c’è un piccolo museo lapidario.


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