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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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XVI arrondissement

Porte Dauphine
La bella entrata Art nouveau della stazione Métro di Porte Dauphine è presente in molti film girati a Parigi. E’ opera di Ettore Guimard, l’architetto promotore di questo di stile, soprannominato ‘stile Métro’ per l’uso caratteristico del vetro e della ghisa all’ingresso delle stazioni.

Musée de la Contrefaçon
Museo della Contraffazione
Rue de la Faisanderie, 16
Porte Dauphine

L’arte di imitare e di falsificare oggetti è nata insieme all’uomo. In tutti i paesi e civiltà ci si è appropriati del lavoro di fabbricanti e creatori spacciandolo per proprio. Nel 1951, l’Unione dei Fabbricanti, nata per difendere la proprietà intellettuale, in un bell’edificio di rue de la Faisanderie, via della Fagianaia, ha creato un museo unico nel suo genere. Vi si può trovare un vasto assortimento di prodotti contraffatti, accanto a quelli autentici: cibo, liquori, giocattoli, profumi, prodotti sportivi, informatici e audiovisivi, disegni, apparecchi domestici e accessori di lusso. Come esempio di délit de remplissage, frequente in Asia e nei paesi dell’Est, c’è il nostro glorioso Martini. Le bottiglie, autentiche, vengono riempite con un liquido che autentico non è…
Per coerenza, anche la facciata dell’edificio che ospita il museo è la copia di un hôtel particulier che si trovava nel Marais. Nel 1951, Gaston Louis Vuitton, nipote del fondatore del celebre marchio, lo ha acquistato e donato all’Unione dei Fabbricanti.
Museo d’Ennery
Avenue Foch, 59
Métro Porte Dauphine, Victor Hugo

Avenue Foch, voluta da Napoleone III e dal barone Haussmann, è dedicata al maresciallo che aveva fermato i Tedeschi nel 1916 e nel 1918 e il cui motto era: “Accettare l’idea della sconfitta vuol già dire essere sconfitti”. Il viale, fiancheggiato da alberi secolari, è largo ben centoventi metri, un record che poche città, a parte Mosca, possono vantare. Gli appartamenti che si affacciano su di esso hanno anch’essi un record: quello di essere i più cari al mondo.
Adolphe Philippe, detto d’Ennery, è stato un popolarissimo drammaturgo dell’800, autore di melodrammi lacrimosi come I due orfanelli, ma anche di fantasmagorie teatrali e di libretti d’opera, fra i quali il Cid, musicato da Massenet. Alla sua morte, ha lasciato la sua casa, un hôtel particulier in stile Napoleone III, allo Stato, con i tesori che aveva collezionato. La maggior parte sono di origine asiatica, in particolare cinesi e giapponesi. La collezione, ospitata ai piani superiori, comprende anche dei bottoni scolpiti e dipinti e centinaia di fibbie, fermagli, monili e ornamenti preziosi.
Al piano terra dell’edificio, c’è un museo armeno, con artefatti, oggetti e documenti storici di questo popolo, dal medioevo al ‘900.
Isbe russe
Boulevard Beauséjour, 6
Métro La-Muette

I tronchi di legno provengono dai padiglioni russi dell’Esposizione universale del 1867. La copertura lignea conferisce alle case l’aspetto di isbe, anche se le vere capanne rurali russe, costituite da un’unica vasta stanza riscaldata da una grande stufa, sono interamente costruite in legno. Uno dei quattro rivestimenti è di legno di abete proveniente da San Pietroburgo, gli altri sono delle copie fatte da un architetto francese.
Le isbe si trovano in fondo a Villa Beauséjour, la piccola via senza sbocco che si apre sul boulevard omonimo. Il paesaggio non ha il carattere o l’aspetto di quello russo, ma se si vedono le case sotto ai flocons de neige, l’impressione di trovarsi nella vasta pianura sovietica è totale e dà un senso di estraniazione.

Museo del Vino
Rue des Eaux, 5; Square Charles-Dickens, 5
Métro Passy

Per Proust, la ricerca del tempo perduto avveniva portando alle labbra una cucchiaiata di tè, nel quale aveva lasciato ammorbidire un pezzo di madeleine. Nelle grotte scavate nel sottosuolo che ospitano il museo e che ricordano le cantine di una volta, la degustazione di un bicchiere di vino può indurre una sensazione analoga.
Il museo si trova nel quartiere di Passy, dove un tempo c’erano le sorgenti di acqua ferruginosa, considerata curativa. Per questo si veniva qui a ‘passare le acque’ e per questo la strada si chiama via delle Acque. Nel XV secolo, sulla collina di Chaillot, - dove oggi c’è il Palais de Chaillot, a cui si arriva da rue Vineuse – c’era l’Abbaye de Passy e la collina era ricoperta di vigneti coltivati da monaci. Con la Rivoluzione, gli ordini religiosi sono stati soppressi e l’edificio è stato distrutto. Le dispense, situate nelle vecchie cave di calcare, sono state trasformate in gallerie e sale d’esposizione e ospitano il museo. Una delle cose più interessanti che vi si apprendono è la storia di questa bevanda, ottenuta dalla fermentazione del mosto d’uva. Se è facile stabilire l’origine della madeleine, il pasticcino scanalato a forma di conchiglia, a base di farina, burro, latte e zucchero creato dalla cuoca Madeleine Paulmier, è pressoché impossibile stabilire dove e quando sia iniziata la vinificazione, sia pure primitiva, dell’uva. Si sa che la scoperta della trasformazione del succo d’uva in bevanda inebriante risale a qualche millennio prima di Cristo. Ma in tempi più recenti è stato un famoso scienziato francese, Louis Pasteur a gettare le basi dell’enologia, con il suo trattato Etudes sur le vin, del 1866. Da allora, si è sempre più passati dalla vinificazione familiare di modeste quantità di uve alla lavorazione di tipo industriale di grandi masse di prodotto, che consente costi più bassi.
Le gallerie a volta del museo formano una specie di labirinto, le cui pareti sono decorate da fregi e bassorilievi sul tema. In mezzo a figure di cera raffiguranti i monaci intenti a spremere l’uva con il torchio e a preparare il vino, si scoprono utensili e documenti legati alla storia e alla coltura della vite e alla fabbricazione del vino. Se non partecipate a una visita guidata, seguite con attenzione le frecce. Per gli appassionati e per i futuri sommelliers, vi sono corsi di degustazione, conferenze e cerimonie varie, con i coppieri in costume che versano da bere ai commensali. Sulla sinistra, esposizione di cavatappi, etichette e bottiglie in vendita.
Per raggiungere il Musée du Vin dovete scendere i gradini a sinistra dell’uscita del métro, poi girare a destra in rue des Eaux. Il museo è di fronte, oltre la cancellata.
Casa di Balzac
Rue Raynouard, 47
Métro Passy, La Muette

Della propria casa, Balzac soleva dire che vi si entrava come il vino nella bottiglia, cioè dall’alto verso il basso: “Dans ce charmant logis on entre par en haut, juste comme le vin entre dans les bouteilles.”. Lo scrittore era venuto ad abitare qui nel 1841 e ci è rimasto fino al 1847. Vi si era rifugiato sotto il falso nome di “M. de Breugnol”, per sfuggire ai creditori, che venivano a sollecitare i pagamenti, e apprezzava molto il fatto che la casa avesse una seconda uscita verso via Berton, utile a seminarli. La porta veniva aperta solo a chi pronunciava la frase: “La stagione delle prugne è arrivata” oppure: “Porto dei merletti dal Belgio”. Balzac aveva un orario di lavoro piuttosto insolito. Si alzava a mezzanotte, scriveva fino alle otto del mattino, poi faceva colazione, riprendeva a lavorare fino alle cinque del pomeriggio, quindi mangiava due sardine su di una fetta di pane e alle sei andava a dormire.
Sul piccolo scrittoio, testimone “delle angosce, delle miserie, dello sconforto e della gioia” e su cui egli ha scritto e corretto parecchi volumi della Commedia umana, è appoggiata la caffettiera con le iniziali H.B. che manteneva caldo ‘l’eccitante moderno’, di cui egli abusava. Dopo aver visitato il museo, andate a passeggiare in via Berton. E’ una deliziosa stradina di campagna rimasta ferma nel tempo, con il pavé e i vecchi lampioni in ferro battuto. Contro il muro della casa di Balzac è rimasto il cippo, che un tempo segnava il confine fra Passy e Auteuil.

Château Béranger
Castello Béranger
Rue La Fontaine
Métro Ranelagh

Il castello Béranger, opera dell’architetto Guimard, è in realtà una casa dalla facciata sovraccarica di decorazioni curiose da osservare nei dettagli. Attorno alle finestre, sotto ai balconi, ai piedi delle colonne si annidano mostri, alcuni dei quali sembrano dei cavallucci marini. Un’iscrizione dice che, nel 1898, questa parete ha vinto il concorso della facciata più bella. Nel quartiere ci sono altre realizzazioni di Guimard. La più vicina è al numero 10 di rue Agar, all’angolo con rue La Fontaine.
Se queste case non vi sono piaciute, potete sempre consolarvi con un ‘aperitif de 1er choix’ o con un ‘lait chaud’ al piccolo bar – anche questo opera di Guimard, ma in stile più sobrio – detto Café Bar Antoine, che si trova all’angolo di rue de La Fontaine e di rue Gros.

Villa La Roche
Square du Docteur-Blanche, 10
Métro Jasmin

Questa villa-museo è opera di Edouard Jeanneret-Gris, architetto e pittore francese, conosciuto come Le Corbusier, che è stato artefice di una programmazione rigorosa e semplificata delle forme architetturali. Le sue costruzioni a palafitta, con pareti di vetro e tetti a terrazza, miravano a trasformare il modo di vivere dell’individuo. E’ stato il creatore delle machines à abiter, come quella della Cité radieuse di Marsiglia, i cui edifici poggiano su di un insieme di pali di cemento armato usati come fondazione, con tetti-giardino e strade lontane dalle abitazioni.
La Roche era un banchiere e la villa è stata costruita per ospitare la sua importante collezione di quadri. Per questo l’interno è molto luminoso e i quadri sono appesi lungo una rampa ascendente, che si trasforma in una galleria. Lungo questa rampa si raggiunge anche la ricca biblioteca.
La costruzione attigua, Villa Jeanneret, è anch’essa opera di Le Corbusier ed ospita la fondazione.
Giardini e serre di Auteuil
Avenue de la Porte-d’Auteuil, 1 bis
Métro Porte-d’Auteuil

I giardini di Auteuil, che in passato erano il giardino botanico di Luigi XV, sono un luogo magico e incantevole in ogni stagione. In primavera, si passeggia fra tappeti di crocus, avvolti dal profumo di amamelidi in fiore e clematidi rampicanti. Nei 3 ettari di serre vengono coltivati milioni di piante e di fiori per i giardini pubblici di Parigi. All’ingresso principale fa da sentinella un gigantesco Gingko biloba, dell’età di 91 anni, alto 25 metri e con una circonferenza di tre, mentre accanto al portone di via ci sono La femme parfum - una figura femminile fatta con piante odorose – e lo Jardinier aux légumes cosparso di zucche e peperoni.

Fra le varietà più rare coltivate nei giardini ci sono le orchidee, al meglio della forma in inverno, le cipripedi - volgarmente dette scarpette di Venere - le phalaenopsis, a forma di farfalla, le tapeinochilus ananassae e le thunbergia mysorensis. Le azalee hanno un padiglione tutto per sè, mentre i banani dalle strane infiorescenze e gli ibiscus crescono nella serra tropicale. Il niaouli, l’arboscello delle mirtacee la cui essenza entra nella composizione di un liquido antisettico e cicatrizzante e un pino caratteristico sono nella serra delle piante della Nuova Caledonia. Vicino, c’è la serra con le piante del Sahel e con il baobab, l’albero gommifero del Senegal. Vi sono anche molte varietà di piante grasse, fra cui l’agave, l’aloe, l’euforbia, gli spinosi cactus a forma di ceri o di globi e le piante insettivore.

Nel Palmarium, oltre, naturalmente, alle palme e ad altre piante provenienti da climi subtropicali, vi sono degli stagni pieni di pesci enormi. All’uscita, ci si trova di fronte allo spazio mosaiculture con lumache di forme e grandezze diverse e alla collezione di caladium e di bromeliacee, dalle foglie colorate e vivaci la cui vista dona un’emozione particolare. Non mancano le piante potagères e aromatiche, che sono oggetto di conferenze riguardanti l’uso domestico, medicinale e industriale che se ne fa. La domenica pomeriggio vi sono delle visite guidate, nel corso delle quali si può apprendere come coltivare in casa le piante e come farle rifiorire. Vi sono spesso anche delle mostre, come quella intitolata “A la recherche du monde végétal”.
Square des Poètes
Métro Porte d’Auteuil

La square des Poètes è un giardino elegante e un po’ nascosto, situato vicino alla porta di Auteuil. Il prato è punteggiato di rocce e di pietre, che recano targhe con versi dedicati alla natura, firmati da un centinaio di rappresentanti della poesia francese. Alcuni di essi – per esempio Victor Hugo – hanno il proprio busto in cima alla stele. Vi sono poemi da antologia e opere meno famose, che rivelano aspetti sconosciuti di poeti contemporanei. Ecco i versi di Arthur Rimbaud: “Les tilleuls sentent bon dans les bonjours de juin!/ L’air est parfois si doux qu’on ferme la paupière;/ Le vent charge de bruits, la ville n’est pas loin…/ A des parfums de vigne et des parfums de bière.” (I tigli odorano di buono nei giorni di giugno!/ L’aria è a momenti così dolce che fa chiudere gli occhi/ Il vento carico di rumori, la città non è lontana…/ Ha dei profumi di vigna e dei profumi di birra.)
La passeggiata vi permetterà anche di scoprire numerosi alberi e arbusti interessanti.
Hameau Boileau
Frazione Boileau
Rue Boileau, 38
Métro Michel-Ange-Molitor

“Le hameau enfoncé dans un pli du vallon, un pauvre hameau paysan composé de dix maisons normandes…” (Il gruppo di case sprofondato in una piega del vallone, un povero agglomerato rurale composto da dieci case normanne…) scriveva Maupassant. L’hameau Boileau, invece, di paysan non ha proprio nulla. Nel 1685, Nicolas Boileau-Despreaux (1636-1711), lo scrittore e poeta francese sostenitore di un ideale letterario classico e storiografo del re, aveva acquistato qui una piccola casa con la facciata coperta di viti, dove veniva spesso anche l’amico Racine, che ha scritto di lui: “E’ felice come un re nella sua solitudine o, meglio, nella sua hôtellerie d’Auteuil.” Dopo la morte di Racine, Boileau è venuto meno spesso qui e nel 1709 ha venduto la casa, passata a Gendron, amico di Voltaire, che ha cominciato a frequentarla… Nel 1838 la proprietà è stata lottizzata. Le ville, immerse nel verde, hanno stili molto diversi. Alcune di esse sono rustiche, altre neo classiche. La casa al n° 36 ha uno stile arabo, quella con la targa HAMEAU BOILEAU ha le travi a vista.
Al 24 di avenue Despréaux c’è una villa-maniero gotico, con una torretta medievaleggiante, opera dell’architetto Danjoy. Nei dintorni vi sono altre ville, che si possono scoprire nel corso di una passeggiata.
Parc de Bagatelle
Route de Sèvres à Neuilly
Métro Porte Maillot et bus 244

La storia di questo bellissimo giardino, i cui prati si colorano in primavera di migliaia di tulipani, di giacinti, di narcisi, di scille, di ornitogali e di fritillarie, sullo sfondo delle magnolie e dei ciliegi in fiore, ha inizio nel XVIII secolo. I boschetti e i cespugli sono di un verde tenero, i muri sono coperti di clematidi e di vitalbe, l’angolo di ispirazione ispano-moresca (ma il tema può cambiare) è bordato di siepi di tasso e le iris offrono una tavolozza infinita di colori e di profumi. Dietro al castello, vi è un’enorme massa di peonie, dalla fioritura vistosa e fuggevole e il chiosco dell’Imperatrice è il punto migliore per osservare le rose, che sono al loro apogeo nel mese di giugno. L’estate è anche la stagione delle ninfee, che trasformano lo specchio d’acqua in un giardino impressionista, come lo dipingeva Monet. In fondo al parco, all’ombra, ci sono gli enormi cespugli di ortensie dai fiori a palla e a pannocchia.


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